Canto di Natale



Nel 1843 veniva pubblicato “A Christmas Carol” di Charles Dickens in un’edizione lussuosa e illustrata. La storia, ormai, la conosciamo tutti: il vecchio e avaro Scrooge, la notte della vigilia di Natale, riceve la visita di tre spiriti per metterlo in guardia sul suo discutibilissimo modo di comportarsi.

La storia editoriale del racconto è davvero interessante: scritto in brevissimo e tempo e pubblicato per risolvere alcuni debiti dell’autore ebbe un successo straordinario fin da subito. Un resoconto simpatico della storia editoriale del volume lo possiamo vedere nel film “Dickens - l’uomo che inventò il Natale”.
Finalmente, dopo gli accidenti dell'anno scorso, siamo riusciti a presentare "Canto di  Natale" con un truppa tutta al femminile. Grazie alla collaborazione tra le nostre due associazioni (Eureka! e Compagnia dell'Inserenata) abbiamo portato sul palco la magia del Natale: del resto cosa c'è di più natalizio di Dickens e di "A Christmas Carol"? Fantasmi, spiriti e quella gran vecchia sagoma di Ebenezer Scrooge continuano a raccontarci una meravigliosa fiaba sul Natale che parla di carità, amore, solidarietà e amicizia.


Il racconto è anche cupo, non a caso è proprio su questo aspetto che ha puntato l'ultima trasposizione della BBC di questo celebre racconto: la vena dark e orrorifica è amplificata, sì, ma c'è anche nel racconto originale. La morte, soprattutto, aleggia sulla storia fin dalle prime pagine.

Abbiamo pensato, seppur per un breve istante, che potesse ormai essere in qualche modo obsoleto raccontare temi universali attraverso Dickens e la sua opera: cosa mai potrebbero raccontare un uomo e un testo di metà ottocento a una platea di bambini e ragazzini e adulti ormai avvezzi a tutto?

Ebbene, possiamo senza ombra di dubbio asserire che "Canto di Natale", nonostante i suoi 176 anni, è ancora molto attuale. Ce lo hanno dimostrato il pubblico di tutte le età che ha apprezzato davvero molto (e a cui diciamo ancora grazie). 

Il nostro è un lavoro (perché che ci crediate o no è una gran fatica) che facciamo essenzialmente per passione. Avremmo voluto scrivere un post in cui parlare della cosiddetta vita da teatrante, ma prenderemo lo spunto da qui per raccontarvi cosa significa far parte di un'associazione culturale.

Non siamo solo attrici/attori. In questa occasione sul palco eravamo in quattro, più un tecnico che ha avuto un ruolo fondamentale (in quanto lo spettacolo è stato pensato con un supporto tecnologico non proprio secondario). Queste cinque persone sono state attrici, tecnici video, tecnici audio, tecnici luci, truccatrici, registe, scenografe, coreografe, cantanti, costumiste, drammaturghe, social media manager, attrezziste, produttrici, impresarie e altre cose che adesso non mi vengono in mente. 

Questo succede per ogni spettacolo che pensiamo, montiamo e portiamo in scena. 



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